Dr MARTIN VASQUEZ

My photo
Mesa, Arizona, United States
EDUCATION: Holt High School, Holt Mich., Lansing Community College, Southwestern Theological Seminary, National Apostolic Bible College. MINISTERIAL EXPERIENCE: 51 years of pastoral experience, 11 churches in Arizona, New Mexico and Florida. Missionary work in Costa Rica. Bishop of the Districts of New Mexico and Florida for the Apostolic Assembly. Taught at the Apostolic Bible College of Florida and the Apostolic Bible College of Arizona. Served as President of the Florida Apostolic Bible College. Served as Secretary of Education in Arizona and New Mexico. EDUCACIÓN: Holt High School, Holt Michigan, Lansing Community College, Seminario Teológico Southwestern, Colegio Bíblico Nacional. EXPERIENCIA MINISTERIAL: 51 años de experiencia pastoral, 11 iglesias en los estados de Arizona, Nuevo México y la Florida. Trabajo misionera en Costa Rica. Obispo de la Asamblea Apostólica en los distritos de Nuevo México y La Florida. He enseñado en el Colegio Bíblico Apostólico de la Florida y el Colegio Bíblico Apostólico de Arizona. Presidente del Colegio Bíblico de la Florida. Secretario de Educación en los distritos de Nuevo México y Arizona.

Wednesday, July 30, 2025

ADOTTATI O FIGLI DI DIO

Galati 4:3-7

Nella teologia cristiana, i termini "adottato" e "figli di Dio" si riferiscono alla relazione che i credenti hanno con Dio attraverso la fede in Gesù Cristo. Entrambi i termini evidenziano la natura trasformativa della fede, in cui gli individui non sono solo seguaci, ma sono integrati nella famiglia di Dio. Questi concetti sono fondamentali per comprendere l'identità e l'appartenenza nella fede cristiana.

Adottare qualcuno significa rendere quella persona un figlio o una figlia legale. L'adozione è una delle metafore usate nella Bibbia per spiegare come i cristiani vengono introdotti nella famiglia di Dio. Gesù è venuto "affinché ricevessimo l'adozione a figli" (Galati 4:5), "Avete ricevuto lo Spirito di Dio, quando egli vi ha adottati come suoi figli" (Romani 8:15).

La Bibbia usa anche la metafora della "nascita di nuovo" nella famiglia di Dio (Giovanni 3:3), che sembra essere in contrasto con il concetto di adozione perché, normalmente, una persona nasce in una famiglia o viene adottata, non entrambe le cose. Tuttavia, non dovremmo fare troppa differenza, perché entrambi questi concetti sono metafore.

I CREDENTI SONO FIGLI ADOTTATI

Romani 8:15, 23; Galati 4:5 ed Efesini 1:5 sono gli unici riferimenti all'"adozione a figli". La parola greca tradotta "adozione a figli" è "huiothesia", da "huios", "un figlio", e "thesis", "una collocazione". La parola huiothesia significa letteralmente "essere collocati come figli".

Si noti che siamo adottati come figli. E dobbiamo stare molto attenti a dire ciò che la Scrittura dice effettivamente e a capire perché lo dice. La formulazione qui è chiaramente maschile. La parola è huiothesia. Significa, letteralmente, "essere collocati come figli". In Galati 4:4 la parola è tradotta "l'adozione a figli". La parola è chiaramente maschile. Non semplicemente adozione a figli, non come figli e figlie, ma adozione a figli. Sì, Dio ci ha creati maschio e femmina. Ma per quanto riguarda la nostra redenzione, noi che siamo in Cristo, uomini e donne, ragazzi e ragazze, siamo adottati da Dio come figli, in questo senso, come dice Paolo, "non c'è né maschio né femmina".

Perché è importante? Dobbiamo ricordare che Paolo si rivolge a persone che erano sotto il dominio dell'Impero Romano. Erano soggette al diritto romano. L'immagine che Paolo usa qui in Galati è sicuramente il diritto romano dell'adozione dei figli, perché questo è ciò che le persone che hanno ricevuto questa lettera avrebbero capito.

L'adozione a figli nel diritto romano era qualcosa di molto specifico. L'adozione a figli nel diritto romano significava che si aveva diritto al nome e alla cittadinanza della persona che ci aveva adottato, e il diritto di ereditare i suoi beni. Il figlio adottivo aveva gli stessi diritti e privilegi di un figlio naturale. Questi erano diritti che non venivano concessi a una figlia adottiva. E la legge garantiva anche a chi adottava quel figlio tutti i diritti e le responsabilità di un padre, piena autorità sul figlio adottivo e piena responsabilità di prendersi cura di lui. Quindi funzionava in entrambi i sensi.

Questa adozione o affidamento di un figlio non è la stessa cosa che accogliere o adottare un orfano. Una persona adulta che non fosse un figlio naturale veniva scelta e trattata e accudita come un figlio, per diventare un erede maschio idoneo, come in Genesi 15:2-3. L'adottato aveva diritto a ricevere i privilegi della nuova famiglia e pieni diritti sull'eredità.

Spesso nascita e adozione sono considerate qualcosa che Dio fa simultaneamente, ovvero che quando una persona rinasce viene adottata nella famiglia di Dio. Alcuni affermano che siano metafore diverse usate per la stessa esperienza di salvezza. Tuttavia, il Nuovo Testamento presenta questi due argomenti separatamente e distintamente.

La nascita nella famiglia di Dio avviene credendo in Gesù, Giovanni 3:5, 7; 1 Pietro 1:23; 1 Giovanni 5:1. La nascita avviene al momento della salvezza. Ma l'adozione o l'affidamento a figli è un concetto unico. Quando menzionato in Romani 8:15, si riferisce ai credenti che ricevono lo "Spirito di adozione", in contrapposizione allo spirito di schiavitù. È la promessa di libertà, con i credenti che acquisiscono nuove posizioni come figli, che diventa effettiva in futuro. Romani 8:23 aggiunge che l'adozione è "la redenzione del nostro corpo", che avverrà al momento del rapimento dei credenti. Avere lo Spirito di adozione significa che la persona riceverà quella libertà, e lo Spirito è il pagamento anticipato o la garanzia che la persona otterrà l'eredità, 2 Corinzi 1:22, 5:5; Efesini 1:13-14.

Nel mondo romano, l'adozione era una pratica significativa e comune. Oggi possiamo redigere un testamento e lasciare la nostra ricchezza e le nostre proprietà a chiunque desideriamo, uomo o donna. Nel mondo romano, salvo poche eccezioni, un uomo doveva trasmettere la propria ricchezza ai propri figli. Se un uomo non aveva figli maschi o se riteneva che i suoi figli fossero incapaci di gestire la sua ricchezza o non ne fossero degni, doveva adottare qualcuno che fosse un figlio degno. Queste adozioni non erano adozioni di neonati come sono comuni oggi. Di solito venivano adottati ragazzi più grandi e uomini adulti. In alcuni casi, l'adottato poteva persino essere più anziano dell'uomo che lo aveva adottato. Quando l'adozione veniva legalmente approvata, all'adottato venivano cancellati tutti i debiti e gli veniva assegnato un nuovo nome. Era il figlio legittimo del padre adottivo e aveva diritto a tutti i diritti e i benefici di un figlio maschio. Un padre poteva rinnegare il figlio naturale, ma l'adozione era irreversibile.

Paolo, scrivendo al pubblico romano, usa la metafora dell'adozione, che il pubblico romano avrebbe compreso. Galati 4:3-7 dice: "Così anche noi, quando eravamo fanciulli, eravamo tenuti schiavi sotto gli elementi del mondo. Ma quando giunse la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge, affinché ricevessimo l'adozione. E perché siete figli, Dio mandò lo Spirito del suo Figlio nei nostri cuori, che grida: «Abbà, Padre!» Quindi non sei più schiavo, ma figlio; e se sei figlio, sei anche erede per volontà di Dio". In questo brano, i cristiani nascono schiavi, ma Gesù li libera dalla schiavitù e vengono adottati dal Padre e ricevono lo Spirito, quindi ora sono eredi.

Quando giungiamo alla fede in Cristo, i nostri debiti vengono cancellati, ci viene dato un nuovo nome e ci vengono conferiti tutti i diritti che gli eredi di Dio possiedono. Una differenza rispetto all'adozione romana è che i cristiani non vengono adottati perché Dio pensa che li renderà degni eredi. Dio adotta persone completamente indegne, perché adotta sulla base della Sua grazia.

Quindi, i cristiani sono nati nella famiglia di Dio (usando una metafora ebraica) e adottati nella famiglia di Dio (usando una metafora romana). Il risultato finale è lo stesso: i cristiani sono parte per sempre della famiglia di Dio.

 

ADOTADOS OU FILHOS DE DEUS

Gálatas 4:3-7

Na teologia cristã, os termos "adoptados" e "filhos de Deus" referem-se à relação que os crentes têm com Deus através da fé em Jesus Cristo. Ambos os termos destacam a natureza transformadora da fé, onde os indivíduos não são apenas seguidores, mas estão integrados na família de Deus. Estes conceitos são centrais para a compreensão da identidade e da pertença na fé cristã.

Adotar alguém é torná-lo um filho ou filha legal. A adoção é uma das metáforas utilizadas na Bíblia para explicar a forma como os cristãos são introduzidos na família de Deus. Jesus veio "para que recebêssemos a adoção como filhos" (Gálatas 4:5), "recebestes o Espírito de Deus, quando Ele os adotou como filhos" (Romanos 8:15).

A Bíblia também utiliza a metáfora de "nascer de novo" na família de Deus (João 3:3), o que parece estar em desacordo com o conceito de adoção porque, normalmente, uma pessoa ou nasce numa família ou é adotada, e não ambos. Não devemos dar demasiada importância à diferença, no entanto, porque ambos os conceitos são metáforas.

CRENTES SÃO FILHOS ADOTADOS

Romanos 8:15, 23; Gálatas 4:5 e Efésios 1:5 são as únicas menções à “adoção como filhos”. A palavra grega traduzida por “adoção como filhos” é “huiothesia”, de “huios”, “um filho”, e “thesis”, “uma colocação”. A palavra huiothesia significa literalmente: “Ser colocado como filho”.

Note-se que somos adotados como filhos. E precisamos de ser muito cuidadosos aqui para dizer o que a Escritura realmente diz e compreender porque o diz. A formulação aqui é claramente masculina. A palavra é huiothesia. Significa, literalmente, “ser colocado como filho”. Em Gálatas 4:4, a palavra é traduzida por “adoção de filhos”. A palavra é claramente masculina. Não meramente a adoção como filhos, não como filhos e filhas, mas a adoção como filhos. Sim, Deus criou-nos homem e mulher. Mas, no que diz respeito à nossa redenção, nós que estamos em Cristo, homens e mulheres, rapazes e raparigas, somos adotados por Deus como filhos; neste sentido, como diz Paulo, "não há homem nem mulher".

Porque é que isso é importante? Precisamos de nos lembrar que Paulo está a escrever para pessoas que estavam sob o domínio do Império Romano. Estavam sujeitas à lei romana. A imagem que Paulo está a usar aqui em Gálatas é definitivamente a lei romana da adoção de filhos, porque era isso que as pessoas que receberam esta carta teriam compreendido.

A adoção como filho no direito romano era algo muito específico. A adoção como filho na lei romana significava que tinha o direito ao nome e à cidadania da pessoa que o adotou, e o direito de herdar os seus bens. O filho adoptivo tinha os mesmos direitos e privilégios que um filho natural. Estes eram direitos que não eram concedidos a uma filha adotiva. E a lei concedia também a quem adotasse esse filho todos os direitos e responsabilidades de um pai, plena autoridade sobre o filho adotivo e plena responsabilidade de cuidar dele. Portanto, funcionava nos dois sentidos.

Esta adoção ou colocação de um filho não é o mesmo que acolher ou adotar um órfão. Um adulto que não fosse filho biológico seria escolhido, tratado e cuidado como filho, para se tornar um herdeiro varão adequado, como em Génesis 15:2-3. O adotado era elegível para receber os privilégios da nova família e os direitos completos à herança.

Muitas vezes, o nascimento e a adoção são considerados como algo que Deus faz simultaneamente, ou seja, quando uma pessoa nasce de novo, é adotada na família de Deus. Alguns dizem que são metáforas diferentes usadas para a mesma experiência de salvação. No entanto, o Novo Testamento apresenta estes dois tópicos separada e distintamente.

O nascimento na família de Deus dá-se pela crença em Jesus, João 3:5, 7; 1 Pedro 1:23; 1 João 5:1. O nascimento acontece no momento da salvação. Mas a adoção ou filiação é um conceito único. Quando mencionado em Romanos 8:15, refere-se aos crentes que recebem o "Espírito de adoção", em oposição ao espírito de escravidão. É a promessa de liberdade com os crentes a possuírem novas posições como filhos, que se torna efetiva no futuro. Romanos 8:23 acrescenta que a adoção é "a redenção do nosso corpo", que ocorrerá no momento do arrebatamento dos crentes. Ter o Espírito de adoção significa que a pessoa receberá essa liberdade, e o Espírito é o penhor ou garantia de que a pessoa obterá a herança, II Coríntios 1:22, 5:5; Efésios 1:13-14.

No mundo romano, a adoção era uma prática significativa e comum. Hoje, podemos escrever um testamento e deixar os nossos bens e propriedades a quem quisermos, homem ou mulher. No mundo romano, salvo raras exceções, um homem tinha de passar a sua riqueza para o(s) seu(s) filho(s). Se um homem não tivesse filhos rapazes ou se sentisse que os seus filhos eram incapazes de gerir a sua riqueza ou não eram dignos dela, teria de adoptar alguém que fosse um filho digno. Estas adoções não eram adoções de bebés, como é comum hoje em dia. Os rapazes mais velhos e os homens adultos eram normalmente adotados. Em alguns casos, o adotado podia até ser mais velho do que o homem que o estava a adotar. Quando a adoção fosse legalmente aprovada, o adotado teria todas as suas dívidas canceladas e receberia um novo nome. Seria filho legal do seu pai adotivo e teria direito a todos os direitos e benefícios de um filho. Um pai podia renegar o seu filho natural, mas a adoção era irreversível.

Paulo, escrevendo para o público romano, utiliza a metáfora da adoção, que um público romano teria compreendido. Gálatas 4:3-7 diz: “Assim também nós, quando éramos crianças, estávamos escravizados debaixo dos rudimentos do mundo. Mas, vindo a plenitude dos tempos, Deus enviou o seu Filho, nascido de mulher, nascido sob a Lei, para resgatar os que estavam sob a Lei, a fim de recebermos a adoção de filhos. E, porque sois filhos, Deus enviou aos nossos corações o Espírito de seu Filho, que clama: Aba, Pai! Assim, já não és mais escravo, mas filho; e, sendo filho, também é herdeiro por Deus.” Nesta passagem, os cristãos nascem escravos, mas Jesus resgata-os da escravidão e são adotados pelo Pai e recebem o Espírito, pelo que agora são herdeiros.

Quando chegamos à fé em Cristo, as nossas dívidas são canceladas, recebemos um novo nome e todos os direitos que os herdeiros de Deus possuem. Uma diferença da adoção romana é que os cristãos não são adotados porque Deus pensa que serão herdeiros dignos. Deus adota pessoas completamente indignas, porque adota com base na Sua graça.

Assim, os cristãos nasceram na família de Deus (usando uma metáfora judaica) e foram adotados na família de Deus (usando uma metáfora romana). O resultado final é o mesmo: os cristãos fazem para sempre parte da família de Deus.

 

ADOPTÉ OU FILS DE DIEU

Galates 4:3-7

Dans la théologie chrétienne, les termes « adopté » et « fils de Dieu » désignent la relation que les croyants entretiennent avec Dieu par la foi en Jésus-Christ. Ces deux termes soulignent la nature transformatrice de la foi, où les individus ne sont pas seulement des disciples, mais sont intégrés à la famille de Dieu. Ces concepts sont essentiels à la compréhension de l'identité et de l'appartenance dans la foi chrétienne.

Adopter quelqu'un, c'est faire de cette personne un fils ou une fille. L'adoption est l'une des métaphores utilisées dans la Bible pour expliquer comment les chrétiens sont intégrés à la famille de Dieu. Jésus est venu « afin que nous recevions l'adoption en tant que fils » (Galates 4:5), « vous avez reçu l'Esprit de Dieu, lorsqu'il vous a adoptés comme ses propres enfants » (Romains 8:15).

La Bible utilise également la métaphore de la « nouvelle naissance » dans la famille de Dieu (Jean 3:3), ce qui semble en contradiction avec le concept d'adoption, car, normalement, une personne naît dans une famille ou est adoptée, et non les deux. Il ne faut cependant pas trop insister sur la différence, car ces deux concepts sont des métaphores.

LES CROYANTS SONT DES FILS ADOPTIFS

Romains 8:15, 23; Galates 4:5 et Éphésiens 1:5 sont les seules mentions de « l'adoption comme fils ». Le mot grec traduit par « adoption comme fils » est « huiothesia », de « huios », « fils », et « thesis », « placement ». Le mot huiothesia signifie littéralement « être placé comme fils ».

Remarque : nous sommes adoptés comme fils. Et il faut être très prudent ici pour bien comprendre ce que dit l'Écriture. La formulation est clairement masculine. Le mot est huiothesia. Il signifie littéralement « être placé comme fils ». Dans Galates 4:4, le mot est traduit par « l'adoption de fils ». Le mot est clairement masculin. Il ne s'agit pas simplement d'adoption comme enfants, ni comme fils et filles, mais d'adoption comme fils. Oui, Dieu nous a créés homme et femme. Mais en ce qui concerne notre rédemption, nous qui sommes en Christ, hommes et femmes, garçons et filles, sommes adoptés par Dieu comme fils. En ce sens, comme le dit Paul, « il n'y a plus ni homme ni femme ».

Pourquoi est-ce important ? Rappelons que Paul s'adresse à des personnes qui vivaient sous la domination de l'Empire romain. Elles étaient soumises à la loi romaine. L'image que Paul utilise ici dans Galates est sans aucun doute celle de la loi romaine sur l'adoption des fils, car c'est ce que les personnes qui ont reçu cette lettre auraient compris.

L'adoption comme fils en droit romain était quelque chose de très spécifique. L'adoption comme fils signifiait que vous aviez droit au nom et à la citoyenneté de la personne qui vous adoptait, ainsi qu'au droit d'hériter de ses biens. Le fils adopté avait les mêmes droits et privilèges qu'un fils naturel. Ces droits n'étaient pas accordés à une fille adoptive. Et la loi accordait également à celui qui adoptait ce fils tous les droits et responsabilités d'un père, la pleine autorité sur le fils adopté et l'entière responsabilité d'en prendre soin. Cela fonctionnait donc dans les deux sens.

Cette adoption, ou placement de fils, n'est pas la même chose que l'accueil ou l'adoption d'un orphelin. Un adulte, autre qu'un enfant naturel, était choisi et traité et pris en charge comme un fils, afin de devenir un héritier mâle approprié, comme le dit Genèse 15:2-3. L'adopté était éligible aux privilèges de la nouvelle famille et à l'héritage complet.

On considère souvent la naissance et l'adoption comme des actes simultanés de Dieu, c'est-à-dire que la nouvelle naissance signifie l'adoption dans la famille de Dieu. Certains disent qu'il s'agit de métaphores différentes utilisées pour désigner la même expérience du salut. Cependant, le Nouveau Testament présente ces deux sujets séparément et distinctement.

La naissance dans la famille de Dieu se fait par la foi en Jésus (Jean 3:5, 7 ; 1 Pierre 1:23 ; 1 Jean 5:1). La naissance a lieu au moment du salut. Mais l'adoption, ou le placement dans la famille, est un concept unique. Mentionné en Romains 8:15, il désigne les croyants recevant « l'Esprit d'adoption », par opposition à l'esprit d'esclavage. C'est la promesse de liberté, avec les croyants occupant de nouvelles positions de fils, qui prend effet dans le futur. Romains 8:23 ajoute que l'adoption est « la rédemption de notre corps », qui aura lieu lors de l'enlèvement des croyants. Avoir l'Esprit d'adoption signifie que la personne recevra cette liberté, et l'Esprit est le gage ou le gage que la personne obtiendra l'héritage (2 Corinthiens 1:22, 5:5 ; Éphésiens 1:13-14).

Dans le monde romain, l'adoption était une pratique importante et courante. Aujourd'hui, nous pouvons rédiger un testament et léguer notre fortune et nos biens à qui nous voulons, homme ou femme. Dans le monde romain, à quelques exceptions près, un homme devait transmettre sa fortune à son ou ses fils. Si un homme n'avait pas de fils ou s'il estimait que ses fils étaient incapables de gérer sa fortune ou indignes de la gérer, il devait adopter quelqu'un qui ferait un fils digne de ce nom. Ces adoptions n'étaient pas des adoptions de nourrissons comme c'est le cas aujourd'hui. On adoptait généralement des garçons plus âgés et des hommes adultes. Dans certains cas, l'adopté pouvait même être plus âgé que l'homme qui l'adoptait. Une fois l'adoption légalement approuvée, l'adopté voyait toutes ses dettes annulées et recevait un nouveau nom. Il était le fils légal de son père adoptif et bénéficiait de tous les droits et avantages d'un fils. Un père pouvait renier son fils naturel, mais l'adoption était irréversible.

Paul, s'adressant à un public romain, utilise la métaphore de l'adoption, que ce public romain aurait comprise. Galates 4:3-7dit: « De même, lorsque nous étions enfants, nous étions esclaves des principes élémentaires du monde. Mais, lorsque les temps ont été accomplis, Dieu a envoyé son Fils, né d'une femme, né sous la Loi, afin qu'il rachète ceux qui étaient sous la Loi, afin que nous recevions l'adoption filiale. Et parce que vous êtes fils, Dieu a envoyé l'Esprit de son Fils dans nos cœurs, criant: “Abba! Père!” Ainsi, tu n'es plus esclave, mais fils ; et puisque tu es fils, tu es aussi héritier par Dieu. » Dans ce passage, les chrétiens naissent esclaves, mais Jésus les rachète de l'esclavage ; ils sont adoptés par le Père et reçoivent l'Esprit ; ils sont donc désormais héritiers.

Lorsque nous croyons en Christ, nos dettes sont effacées, nous recevons un nouveau nom et tous les droits des héritiers de Dieu. Une différence avec l'adoption romaine est que les chrétiens ne sont pas adoptés parce que Dieu pense qu'ils seront de dignes héritiers. Dieu adopte des personnes totalement indignes, car il adopte par grâce.

Ainsi, les chrétiens sont nés dans la famille de Dieu (selon une métaphore juive) et adoptés dans la famille de Dieu (selon une métaphore romaine). Le résultat final est le même : les chrétiens font partie à jamais de la famille de Dieu.


WALIOTOLEWA AU WANA WA MUNGU

Wagalatia 4:3-7

Katika theolojia ya Kikristo, maneno "kupitishwa" na "wana wa Mungu" yanarejelea uhusiano wa waumini walio nao na Mungu kupitia imani katika Yesu Kristo. Maneno yote mawili yanaangazia asili ya mabadiliko ya imani, ambapo watu binafsi si wafuasi tu bali wameunganishwa katika familia ya Mungu. Dhana hizi ni msingi wa kuelewa utambulisho na mali katika imani ya Kikristo.

Kuasili mtu ni kumfanya mtu huyo kuwa mwana au binti halali. Kuasili ni mojawapo ya sitiari zinazotumika katika Biblia kueleza jinsi Wakristo wanavyoletwa katika familia ya Mungu. Yesu alikuja "ili tupate kupokea kufanywa wana" (Wagalatia 4:5), "mlipokea Roho wa Mungu alipowafanya kuwa watoto wake mwenyewe" (Warumi 8:15).

Biblia pia inatumia sitiari ya "kuzaliwa mara ya pili" katika familia ya Mungu (Yohana 3:3), ambayo inaonekana kuwa inapingana na dhana ya kuasili kwa sababu, kwa kawaida, ama mtu anazaliwa katika familia au kuasili, si vyote viwili. Hatupaswi kuleta tofauti nyingi sana, hata hivyo, kwa sababu dhana hizi zote mbili ni sitiari.

WAUMINI NI WANA WA KUTOA

Warumi 8:15, 23; Andiko la Wagalatia 4:5 na Waefeso 1:5 ndilo linalotajwa tu “kufanywa kuwa wana.” Neno la Kigiriki linalotafsiriwa “kufanywa kuwa wana” ni “huiothesia,” kutoka “huios,” “mwana,” na “thesis,” “kuweka.” Neno huiothesia maana yake halisi ni, "Kuwekwa kama mwana."

Kumbuka kwamba tumefanywa kuwa wana. Na tunahitaji kuwa waangalifu sana hapa kusema kile ambacho Maandiko yanasema, na kuelewa kwa nini inasema hivyo. Maneno hapa ni wazi ya kiume. Neno ni huiothesia. Inamaanisha, kihalisi, "kuwekwa kama mwana." Katika Wagalatia 4:4 neno limetafsiriwa "kufanywa kuwa wana." Neno ni wazi la kiume. Sio tu kufanywa wana, si wana na binti, bali kufanywa wana. Ndiyo, Mungu alituumba mwanamume na mwanamke. Lakini inapohusu ukombozi wetu, sisi tulio ndani ya Kristo, wanaume na wanawake na wavulana na wasichana sawa, tumefanywa wana na Mungu, kwa maana hiyo, kama Paulo asemavyo, "hakuna mwanamume wala mwanamke."

Kwa nini hilo ni muhimu? Tunapaswa kukumbuka kwamba Paulo anawaandikia watu waliokuwa chini ya utawala wa Milki ya Roma. Walikuwa chini ya sheria ya Kirumi. Picha ambayo Paulo anatumia hapa katika Wagalatia bila shaka ni sheria ya Kirumi ya kuwa wana, kwa sababu ndivyo watu waliopokea barua hii wangeelewa.

Kufanywa kuwa mwana katika sheria ya Kirumi lilikuwa jambo mahususi sana. Kufanywa mwana katika sheria ya Kirumi kulimaanisha kwamba ulikuwa na haki ya jina na uraia wa mtu aliyekuasili, na haki ya kurithi mali yake. Mwana wa kuasili alikuwa na haki na mapendeleo sawa na mwana aliyezaliwa kiasili. Hizi zilikuwa haki ambazo hazikutolewa kwa binti wa kuasili. Na sheria pia ilimpa yule aliyemchukua mwana huyo haki na wajibu kamili wa baba, mamlaka kamili juu ya mwana wa kulea, na wajibu kamili wa kumlea. Kwa hivyo ilifanya kazi kwa njia zote mbili.

Kuasili huku au kumweka mtoto wa kiume si sawa na kumchukua au kumlea yatima. Mtu mzima ambaye hakuwa mtoto wa asili angechaguliwa na angetendewa na kutunzwa kama mwana wa mtu, ili awe mrithi wa kiume anayefaa, kama Mwanzo 15:2-3. Yule aliyepitishwa alistahili kupokea mapendeleo ya familia mpya na haki kamili za urithi.

Mara nyingi kuzaliwa na kuasili kwa kawaida hufikiriwa kama kitu ambacho Mungu hufanya wakati huo huo, kwamba wakati mtu anapozaliwa mara ya pili ndipo anachukuliwa katika familia ya Mungu. Wengine wanasema ni mafumbo tofauti yanayotumika kwa uzoefu sawa wa wokovu. Hata hivyo, Agano Jipya linawasilisha mada hizi mbili tofauti na kwa uwazi.

Kuzaliwa katika familia ya Mungu ni kwa kumwamini Yesu, Yohana 3:5, 7; I Petro 1:23; 1 Yohana 5:1. Kuzaliwa kunatokea katika hatua ya wokovu. Lakini kupitishwa au kuwekwa kwa mwana ni dhana ya kipekee. Inapotajwa katika Warumi 8:15, inarejelea waamini wanaopokea “Roho ya kufanywa wana,” kinyume na roho ya utumwa. Ni ahadi ya uhuru pamoja na waamini kuwa na vyeo vipya kama wana ambayo inakuwa na ufanisi katika siku zijazo. Warumi 8:23 inaongeza kwamba kufanywa wana ni “ukombozi wa mwili wetu,” ambao utakuwa wakati wa kunyakuliwa kwa waumini. Kuwa na Roho wa kufanywa wana maana yake mtu huyo atapokea uhuru huo, na Roho ndiye malipo ya dhati au rehani ambayo mtu huyo atapata urithi huo, 2 Wakorintho 1:22, 5:5; Waefeso 1:13-14.

Katika ulimwengu wa Kirumi, kuasili kulikuwa jambo muhimu na la kawaida. Leo, tunaweza kuandika wosia na kuacha mali na mali zetu kwa yeyote tunayemtaka, mwanamume au mwanamke. Katika ulimwengu wa Kirumi, isipokuwa kwa wachache, mtu alipaswa kupitisha mali yake kwa mwana/watoto wake. Ikiwa mtu hakuwa na watoto wa kiume au ikiwa alihisi kwamba wanawe hawawezi kusimamia mali yake au hawakustahiki, ingemlazimu kuchukua mtu ambaye angemfanya mwana anayestahiki. Uasili huu haukuwa uasili wa watoto wachanga kama ilivyo kawaida leo. Wavulana wakubwa na wanaume watu wazima kawaida walipitishwa. Katika visa fulani, mtoto wa kuasili anaweza kuwa mkubwa zaidi kuliko mwanamume aliyekuwa akimlea. Uasili ulipoidhinishwa kisheria, aliyeasili angeghairiwa madeni yake yote na angepokea jina jipya. Angekuwa mwana halali wa baba yake mlezi na anastahiki haki zote na manufaa ya mwana. Baba angeweza kumkana mwanawe wa asili, lakini kulea hakungeweza kubatilishwa.

Paulo, akiwaandikia hadhira ya Kirumi, anatumia sitiari ya kuasili, ambayo hadhira ya Kirumi ingeelewa. Wagalatia 4:3-7 inasema, “Vivyo hivyo na sisi tulipokuwa watoto tulikuwa tukitumikishwa na mafundisho ya awali ya ulimwengu huu. kwa kuwa wewe ni mwana, u mrithi pia kwa njia ya Mungu.” Katika kifungu hiki, Wakristo wanazaliwa wakiwa watumwa, lakini Yesu anawanunua kutoka utumwani na wanachukuliwa na Baba na kupewa Roho, kwa hiyo sasa wao ni warithi.

Tunapofikia imani katika Kristo, deni zetu zinafutwa, tunapewa jina jipya, na tunapewa haki zote ambazo warithi wa Mungu wanazo. Tofauti moja kutoka kwa kupitishwa kwa Warumi ni kwamba Wakristo hawachukuliwi kwa sababu Mungu anadhani watafanya warithi wanaostahili. Mungu huwakubali watu wasiostahili kabisa, kwa sababu Yeye hukubali kwa msingi wa neema yake.

Kwa hiyo, Wakristo wamezaliwa katika familia ya Mungu (kwa kutumia sitiari ya Kiyahudi) na kupitishwa katika familia ya Mungu (kwa kutumia sitiari ya Kirumi). Matokeo ya mwisho ni sawa; Wakristo daima ni sehemu ya familia ya Mungu.

 

ADOPTIERT ODER SÖHNE GOTTES


 Galater 4, 3-7

In der christlichen Theologie beziehen sich die Begriffe „adoptiert“ und „Söhne Gottes“ auf die Beziehung, die Gläubige durch den Glauben an Jesus Christus zu Gott haben. Beide Begriffe betonen den transformativen Charakter des Glaubens, in dem Menschen nicht nur Anhänger sind, sondern in Gottes Familie integriert werden. Diese Konzepte sind zentral für das Verständnis von Identität und Zugehörigkeit im christlichen Glauben.

Jemanden zu adoptieren bedeutet, ihn zu einem rechtmäßigen Sohn oder einer rechtmäßigen Tochter zu machen. Adoption ist eine der Metaphern, die in der Bibel verwendet werden, um zu erklären, wie Christen in die Familie Gottes aufgenommen werden. Jesus kam, „damit wir die Kindschaft erlangen“ (Galater 4,5). „Ihr habt Gottes Geist empfangen, als er euch als seine eigenen Kinder adoptierte“ (Römer 8,15).

Die Bibel verwendet auch die Metapher der „Wiedergeburt“ in Gottes Familie (Johannes 3,3), die im Widerspruch zum Konzept der Adoption zu stehen scheint, da normalerweise entweder eine Person in eine Familie hineingeboren oder adoptiert wird, nicht beides. Wir sollten den Unterschied jedoch nicht überbewerten, da beide Konzepte Metaphern sind.

Gläubige sind adoptierte Söhne

Römer 8, 15.23; Galater 4, 5 und Epheser 1,5 sind die einzigen Erwähnungen der „Adoption als Söhne“. Das griechische Wort, das mit „Adoption als Söhne“ übersetzt wird, ist „huiothesia“, von „huios“ (Sohn) und „thesis“ (Stellung). Das Wort „huiothesia“bedeutet wörtlich „als Sohn eingesetzt werden“.

Beachten Sie, dass wir als Söhne adoptiert werden. Und wir müssen hier sehr darauf achten, den tatsächlichen Wortlaut der Heiligen Schrift wiederzugeben und zu verstehen, warum sie es sagt. Die Formulierung hier ist eindeutig männlich. Das Wort ist „huiothesia“. Es bedeutet wörtlich „als Sohn eingesetzt werden“. In Galater 4,4 wird das Wort mit „Adoption von Söhnen“ übersetzt. Das Wort ist eindeutig männlich. Nicht nur Adoption als Kinder, nicht als Söhne und Töchter, sondern Adoption als Söhne. Ja, Gott hat uns als Mann und Frau geschaffen. Aber was unsere Erlösung betrifft, so sind wir, die wir in Christus sind – Männer und Frauen, Jungen und Mädchen gleichermaßen –, von Gott als Söhne adoptiert. In diesem Sinne, wie Paulus sagt, „gibt es weder Mann noch Frau“.

Warum ist das wichtig? Wir dürfen nicht vergessen, dass Paulus an Menschen schrieb, die unter der Herrschaft des Römischen Reiches standen. Sie unterlagen dem römischen Recht. Das Bild, das Paulus hier im Galaterbrief verwendet, ist eindeutig das römische Gesetz der Sohnesadoption, denn so hätten die Empfänger dieses Briefes es verstanden.

Die Adoption als Sohn war im römischen Recht etwas ganz Besonderes. Sie bedeutete, dass man das Recht auf den Namen und die Staatsbürgerschaft der Person hatte, die einen adoptierte, und das Recht, deren Besitz zu erben. Der Adoptivsohn hatte dieselben Rechte und Privilegien wie ein leiblicher Sohn. Diese Rechte standen einer Adoptivtochter nicht zu. Und das Gesetz gewährte dem Adoptierenden auch die vollen Rechte und Pflichten eines Vaters, die volle Autorität über den Adoptivsohn und die volle Verantwortung für seine Fürsorge. Es funktionierte also in beide Richtungen.

Diese Adoption oder Sohnvermittlung ist nicht dasselbe wie die Aufnahme oder Adoption eines Waisenkindes. Ein erwachsener Mensch, der kein leibliches Kind war, wurde ausgewählt und wie ein Sohn behandelt und umsorgt, um ein geeigneter männlicher Erbe zu werden, wie in Genesis 15:2-3. Der Adoptierte hatte Anspruch auf die Privilegien der neuen Familie und das volle Erbrecht.

Oft werden Geburt und Adoption als etwas angesehen, das Gott gleichzeitig tut, dass jemand, wenn er wiedergeboren wird, in Gottes Familie aufgenommen wird. Manche sagen, es handele sich um unterschiedliche Metaphern für dieselbe Heilserfahrung. Das Neue Testament stellt diese beiden Themen jedoch getrennt und deutlich dar.

Die Geburt in Gottes Familie erfolgt durch den Glauben an Jesus (Johannes 3,5.7; 1. Petrus 1,23; 1. Johannes 5,1). Die Geburt geschieht im Moment der Erlösung. Doch Adoption oder Sohnschaft ist ein einzigartiges Konzept. In Römer 8,15 bezieht es sich darauf, dass Gläubige den „Geist der Sohnschaft“ empfangen, im Gegensatz zum Geist der Knechtschaft. Es ist das Versprechen der Freiheit, das Gläubigen eine neue Stellung als Söhne einräumt, die in der Zukunft wirksam wird. Römer 8,23 fügt hinzu, dass die Sohnschaft „die Erlösung unseres Leibes“ ist, die zum Zeitpunkt der Entrückung der Gläubigen stattfinden wird. Den Geist der Sohnschaft zu haben bedeutet, dass die Person diese Freiheit erhält, und der Geist ist die Anzahlung oder das Versprechen, dass die Person das Erbe erhält (2. Korinther 1,22; 5,5; Epheser 1,13-14).

In der römischen Welt war Adoption eine bedeutende und gängige Praxis. Heute können wir ein Testament verfassen und unser Vermögen und Eigentum jedem vermachen, egal ob Mann oder Frau. In der römischen Welt musste ein Mann, mit wenigen Ausnahmen, sein Vermögen an seinen Sohn bzw. seine Söhne weitergeben. Hatte ein Mann keine Söhne oder war er der Meinung, dass seine Söhne nicht in der Lage waren, sein Vermögen zu verwalten oder seines Vermögens nicht würdig waren, musste er jemanden adoptieren, der ein würdiger Sohn sein würde. Diese Adoptionen waren keine Säuglingsadoptionen, wie sie heute üblich sind. Normalerweise wurden ältere Jungen und erwachsene Männer adoptiert. In manchen Fällen konnte der Adoptierte sogar älter sein als der Mann, der ihn adoptierte. Nach der rechtlichen Anerkennung der Adoption wurden dem Adoptierten alle Schulden erlassen und er erhielt einen neuen Namen. Er war der rechtmäßige Sohn seines Adoptivvaters und hatte Anspruch auf alle Rechte und Vorteile eines Sohnes. Ein Vater konnte seinen leiblichen Sohn verleugnen, doch eine Adoption war unwiderruflich

Paulus verwendet in seinen Briefen an römische Zuhörer die Metapher der Adoption, die ein römisches Publikum verstanden hätte. In Galater 4,3-7 heißt es: „So waren auch wir, als wir Kinder waren, Sklaven der Elemente der Welt. Als aber die Zeit erfüllt war, sandte Gott seinen Sohn, geboren von einer Frau und unter das Gesetz getan, damit er die, die unter dem Gesetz waren, erlöste, damit wir die Sohnschaft empfingen. Weil ihr aber Söhne seid, sandte Gott den Geist seines Sohnes in unsere Herzen, der ruft: Abba, Vater! Du bist also nicht mehr Sklave, sondern Sohn; und weil du Sohn bist, bist du auch Erbe durch Gott.“ In dieser Passage werden Christen als Sklaven geboren, aber Jesus kauft sie aus der Sklaverei frei, und sie werden vom Vater adoptiert und erhalten den Geist, sodass sie nun Erben sind.

Wenn wir zum Glauben an Christus kommen, werden unsere Schulden getilgt, wir erhalten einen neuen Namen und alle Rechte, die Erben Gottes besitzen. Ein Unterschied zur römischen Adoption besteht darin, dass Christen nicht adoptiert werden, weil Gott sie für würdige Erben hält. Gott adoptiert Menschen, die völlig unwürdig sind, weil er sie aufgrund seiner Gnade adoptiert.

Christen wurden also in Gottes Familie hineingeboren (um eine jüdische Metapher zu verwenden) und in Gottes Familie adoptiert (um eine römische Metapher zu verwenden). Das Endergebnis ist dasselbe: Christen sind für immer Teil von Gottes Familie.

Tuesday, July 29, 2025

ADOPTADOS O HIJOS DE DIOS


Gálatas 4:3-7

En la teología cristiana, los términos "adoptado" e "hijos de Dios" se refieren a la relación que los creyentes tienen con Dios a través de la fe en Jesucristo. Ambos términos resaltan la naturaleza transformadora de la fe, donde las personas no son simplemente seguidores, sino que se integran a la familia de Dios. Estos conceptos son fundamentales para comprender la identidad y la pertenencia en la fe cristiana.

Adoptar a alguien es convertirlo en hijo o hija legal. La adopción es una de las metáforas utilizadas en la Biblia para explicar cómo los cristianos son introducidos a la familia de Dios. Jesús vino "para que recibiéramos la adopción como hijos" (Gálatas 4:5), "Recibieron el Espíritu de Dios cuando él los adoptó como hijos suyos" (Romanos 8:15).

La Biblia también utiliza la metáfora de "nacer de nuevo" en la familia de Dios (Juan 3:3), lo cual parece contradecir el concepto de adopción, ya que, normalmente, una persona nace en una familia o es adoptada, no ambas. Sin embargo, no debemos darle demasiada importancia a la diferencia, ya que ambos conceptos son metáforas.

LOS CREYENTES SON HIJOS ADOPTADOS

Romanos 8:15, 23; Gálatas 4:5 y Efesios 1:5 son las únicas menciones de la “adopción como hijos”. La palabra griega que se traduce como “adopción como hijos” es “huiothesia”, de “huios”, “hijo”, y “thesis”, “colocación”. La palabra huiothesia significa literalmente “ser colocado como hijo”.

Nótese que somos adoptados como hijos. Y debemos ser muy cuidadosos al decir lo que la Escritura realmente dice y entender por qué lo dice. La redacción aquí es claramente masculina. La palabra es huiothesia. Significa, literalmente, “ser colocado como hijo”. En Gálatas 4:4, la palabra se traduce como “la adopción de hijos”. La palabra es claramente masculina. No solo la adopción como hijos, ni como hijos e hijas, sino la adopción como hijos. Sí, Dios nos creó varón y mujer. Pero en lo que respecta a nuestra redención, nosotros que estamos en Cristo, hombres y mujeres, niños y niñas por igual, somos adoptados por Dios como hijos; en ese sentido, como dice Pablo, “no hay varón ni mujer”.

¿Por qué es importante? Debemos recordar que Pablo escribe a personas que estaban bajo el dominio del Imperio Romano. Estaban sujetas a la ley romana. La imagen que Pablo usa aquí en Gálatas es sin duda la ley romana de adopción de hijos, porque eso es lo que quienes recibieron esta carta habrían entendido.

La adopción como hijo en el derecho romano era algo muy específico. La adopción como hijo en el derecho romano significaba que se tenía derecho al nombre y la ciudadanía de la persona que se adoptaba, y el derecho a heredar sus bienes. El hijo adoptivo tenía los mismos derechos y privilegios que un hijo natural. Estos eran derechos que no se concedían a una hija adoptiva. Y la ley también otorgaba al adoptante todos los derechos y responsabilidades de un padre, plena autoridad sobre el hijo adoptivo y plena responsabilidad de cuidarlo. Así que funcionaba en ambos sentidos.

Esta adopción o colocación de un hijo no es lo mismo que acoger o adoptar a un huérfano. Se escogía a una persona adulta que no fuera hijo natural, tratada y cuidada como hijo, para convertirse en un heredero varón idóneo, como Génesis 15:2-3. El adoptado tenía derecho a recibir los privilegios de la nueva familia y plenos derechos a la herencia.

A menudo se piensa que el nacimiento y la adopción son algo que Dios hace simultáneamente, que cuando una persona nace de nuevo es adoptada en la familia de Dios. Algunos dicen que son metáforas diferentes que se utilizan para la misma experiencia de salvación. Sin embargo, el Nuevo Testamento presenta estos dos temas por separado y de forma distinta.

El nacimiento en la familia de Dios se produce al creer en Jesús (Juan 3:5, 7; 1 Pedro 1:23; 1 Juan 5:1). El nacimiento ocurre en el momento de la salvación. Pero la adopción, o la adopción como hijo, es un concepto único. Cuando se menciona en Romanos 8:15, se refiere a que los creyentes reciben el "Espíritu de adopción", en contraposición al espíritu de esclavitud. Es la promesa de libertad, con los creyentes poseyendo una nueva posición como hijos, la cual se hace efectiva en el futuro. Romanos 8:23 añade que la adopción es "la redención de nuestro cuerpo", que ocurrirá en el momento del rapto de los creyentes. Tener el Espíritu de adopción significa que la persona recibirá esa libertad, y el Espíritu es la garantía o garantía de que la persona obtendrá la herencia (II Corintios 1:22; 5:5; Efesios 1:13-14).

En el mundo romano, la adopción era una práctica importante y común. Hoy en día, podemos redactar un testamento y dejar nuestro patrimonio y propiedades a quien queramos, hombre o mujer. En el mundo romano, con pocas excepciones, un hombre debía heredar su patrimonio a su(s) hijo(s). Si un hombre no tenía hijos varones o consideraba que sus hijos eran incapaces de administrar su patrimonio o no eran dignos de él, debía adoptar a alguien que fuera un hijo digno. Estas adopciones no eran de niños, como es común hoy en día. Normalmente se adoptaban niños mayores y hombres adultos. En algunos casos, el adoptado podía incluso ser mayor que el hombre que lo adoptaba. Cuando la adopción se aprobaba legalmente, el adoptado veía canceladas todas sus deudas y recibía un nuevo nombre. Sería hijo legal de su padre adoptivo y tendría todos los derechos y beneficios de un hijo varón. Un padre podía repudiar a su hijo natural, pero la adopción era irreversible.

Pablo, escribiendo al público romano, usa la metáfora de la adopción, que un público romano habría entendido. Gálatas 4:3-7 dice: “Así también, cuando éramos niños, estábamos esclavizados bajo los principios básicos del mundo. Pero cuando llegó el cumplimiento del tiempo, Dios envió a su Hijo, nacido de mujer y nacido bajo la ley, para redimir a los que estaban bajo la ley, a fin de que recibiéramos la adopción de hijos. Y por cuanto son hijos, Dios envió a nuestros corazones el Espíritu de su Hijo, que clama: ¡Abba, Padre! Así que ya no eres esclavo, sino hijo; y siendo hijo, también eres heredero por medio de Dios”. En este pasaje, los cristianos nacen esclavos, pero Jesús los rescata de la esclavitud y son adoptados por el Padre y reciben el Espíritu, por lo que ahora son herederos.

Cuando llegamos a la fe en Cristo, nuestras deudas son canceladas, recibimos un nuevo nombre y todos los derechos que poseen los herederos de Dios. Una diferencia con la adopción romana es que los cristianos no son adoptados porque Dios crea que serán dignos herederos. Dios adopta a personas completamente indignas, porque lo hace por su gracia.

Así pues, los cristianos han nacido en la familia de Dios (usando una metáfora judía) y han sido adoptados en la familia de Dios (usando una metáfora romana). El resultado final es el mismo: los cristianos forman parte de la familia de Dios para siempre.

 

 

 

ADOPTED OR SONS OF GOD

Galatians 4:3-7 

In Christian theology, the terms "adopted" and "sons of God" refer to the relationship believers have with God through faith in Jesus Christ. Both terms highlight the transformative nature of faith, where individuals are not just followers but are integrated into God's family. These concepts are central to understanding identity and belonging in Christian faith.

To adopt someone is to make that person a legal son or daughter. Adoption is one of the metaphors used in the Bible to explain how Christians are brought into the family of God. Jesus came “that we might receive adoption to sonship” (Galatians 4:5), “You received God’s Spirit when he adopted you as his own children” (Romans 8:15).

The Bible also uses the metaphor of being “born again” into God’s family (John 3:3), which seems to be at odds with the concept of adoption because, normally, either a person is born into a family or adopted, not both. We shouldn’t make too much of the difference, however, because both of these concepts are metaphors.

BELIEVERS ARE ADOPTED SONS

Romans 8:15, 23; Galatians 4:5 and Ephesians 1:5 are the only mentions of “adoption as sons.” The Greek word that is translated “adoption as sons” is “huiothesia,” from “huios,” “a son,” and “thesis,” “a placing.” The word huiothesia literally means, "To be placed as a son."

Note that we are adopted as sons. And we need to be very careful here to say what Scripture actually says, and to understand why it says it. The wording here is clearly masculine. The word is huiothesia. It means, literally, "to be placed as a son." In Galatians 4:4 the word is translated "the adoption of sons." The word is clearly masculine. Not merely adoption as children, not as sons and daughters, but adoption as sons. Yes, God created us male and female. But as it concerns our redemption, we who are in Christ, men and women and boys and girls alike, are adopted by God as sons, in that sense, as Paul says, "there is neither male nor female."

Why is that important? We need to remember that Paul is writing to people who were under the rule of the Roman Empire. They were subject to Roman law. The picture that Paul is using here in Galatians is definitely the Roman law of adoption of sons, because that is what the people who received this letter would have understood.

Adoption as a son in Roman law was something very specific. Adoption as a son in Roman law meant that you had the right to the name and the citizenship of the person who adopted you, and the right to inherit his property. The adopted son had the same rights and privileges as a naturally born son. These were rights that were not granted to an adopted daughter. And the law also granted the one who adopted that son the full rights and responsibilities of a father, full authority over the adopted son, and full responsibility to care for him. So it worked both ways.

This adoption or son-placement is not the same as taking in or adopting an orphan. An adult person who was not a natural child would be chosen and would be treated and cared for as one’s son, to become a suitable male heir, as Genesis 15:2-3. The one adopted was eligible to receive privileges of the new family and complete rights to the inheritance.

Often birth and adoption are usually thought as something that God does simultaneously, that when a person is born again that one is adopted into God’s family. Some say they are different metaphors used for the same experience of salvation. However, the New Testament presents these two topics separately and distinctly.

Birth into God’s family is by believing on Jesus, John 3:5, 7; I peter 1:23; I John 5:1. The birth happens at the point of salvation. But adoption or son-placement is a unique concept. When mentioned in Romans 8:15, it refers to believers receiving the “the Spirit of adoption,” as opposed to the spirit of bondage. It is the promise of freedom with believers possessing new positions as sons which becomes effective in the future. Romans 8:23 adds that the adoption is “the redemption of our body,” which will be at the time of the rapture of believers. Having the Spirit of adoption means the person will receive that freedom, and the Spirit is the earnest payment or pledge that the person will obtain the inheritance, II Corinthians 1:22, 5:5; Ephesians 1:13-14.

In the Roman world, adoption was a significant and common practice. Today, we can write a will and leave our wealth and property to anyone we want, male or female. In the Roman world, with few exceptions, a man had to pass his wealth on to his son(s). If a man had no sons or if he felt that his sons were incapable of managing his wealth or were unworthy of it, he would have to adopt someone who would make a worthy son. These adoptions were not infant adoptions as is common today. Older boys and adult men were normally adopted. In some cases, the adoptee might even be older than the man who was adopting him. When the adoption was legally approved, the adoptee would have all his debts cancelled and he would receive a new name. He would be the legal son of his adoptive father and entitled to all the rights and benefits of a son. A father could disown his natural-born son, but an adoption was irreversible.

Paul, writing to Roman audiences, uses the metaphor of adoption, which a Roman audience would have understood. Galatians 4:3-7 says, “So also, when we were children, we were enslaved under the basic principles of the world. But when the time had fully come, God sent His Son, born of a woman, born under the Law, to redeem those under the Law, that we might receive our adoption as sons. And because you are sons, God sent the Spirit of His Son into our hearts, crying out, ‘Abba, Father!’ So you are no longer a slave, but a son; and since you are a son, you are also an heir through God.” In this passage, Christians are born enslaved, but Jesus buys them out of slavery and they are adopted by the Father and given the Spirit, so now they are heirs.

When we come to faith in Christ, our debts are cancelled, we are given a new name, and we are given all the rights that heirs of God possess. One difference from Roman adoption is that Christians are not adopted because God thinks they will make worthy heirs. God adopts people who are completely unworthy, because He adopts on the basis of His grace.

So, Christians have been born into God’s family (using a Jewish metaphor) and adopted into God’s family (using a Roman metaphor). The end result is the same; Christians are forever part of God’s family.

 

Thursday, July 24, 2025

TOGLI VIA DA ME IL RUMORE DEI TUOI CANTI

Amos 5:23

Ci sono certi tipi di canti di adorazione che, se cantati, possono allontanarti dalla presenza di Dio? Non parlo di musica profana, ma di canti che i cristiani cantano anche in chiesa; infatti, molti cristiani non si rendono conto che la musica è spirituale e alcuni dei canti che cantano in chiesa li hanno allontanati dalla presenza di Dio senza che loro lo sapessero. In Amos 5:23 Dio disse: "Togli via da me il rumore dei tuoi canti, perché non voglio udire la melodia delle tue coppe". Dio in realtà rifiutò alcuni dei canti di adorazione di Israele, definendoli rumore. Questo non fu un caso isolato, accade ancora nelle nostre chiese. Il fatto che un canto menzioni Gesù o usi un linguaggio biblico non ne santifica automaticamente l'origine. Il DNA spirituale della musica trascende il suo contenuto lirico e porta l'impronta del suo scopo e della sua creazione originali. Dobbiamo essere vigili sia sul messaggio che sul mezzo. CANTI NON ISPIRATI DALLO SPIRITO SANTO

Ci sono alcuni canti che non dovremmo mai cantare in chiesa. I canti non ispirati dallo Spirito Santo, ma dall'uomo, non dovrebbero mai essere cantati in chiesa. Molti credenti presumono che se un testo menziona Gesù o contiene una o due frasi bibliche, il canto debba essere ispirato da Dio. Questa pericolosa supposizione ha portato innumerevoli cristiani a cantare musica che non porta con sé l'unzione divina. In Efesini 5:18-19 Paolo esorta i credenti ad essere ripieni dello Spirito, parlando a voi stessi con salmi, inni e cantici spirituali, cantando e inneggiando con il cuore al Signore. Notate il prerequisito di essere ripieni dello Spirito prima di dedicarvi ai canti spirituali. Il termine greco originale usato qui per spirituale è "pneumaticos", che significa specificamente ciò che appartiene o è determinato dallo Spirito Santo. Non significa semplicemente religioso o sacro in senso generale, ma specificamente ciò che fluisce direttamente dallo Spirito di Dio. Non tutti i canti scritti da un cristiano sono necessariamente ispirati dallo Spirito Santo; infatti, molti canti di adorazione popolari oggi suonano mondani. Sono realizzati utilizzando le stesse formule e tecniche utilizzate nella produzione musicale secolare, progettate per evocare risposte emotive piuttosto che facilitare autentici incontri spirituali. Questi canti possono farti sentire bene, ma non hanno alcun potere spirituale o unzione: ecco perché senti molti cristiani parlare di come li ha fatti sentire un canto piuttosto che dell'incontro che hanno avuto con il Signore.

In tutta la Scrittura, la musica divinamente ispirata ha sempre avuto profondi effetti spirituali: quando Davide suonava la sua arpa, gli spiriti maligni fuggivano da Saul (1 Samuele 16:23). Quando Paolo e Sila cantarono lodi in prigione, le fondamenta tremarono e le catene si spezzarono (Atti 16:25-26). La vera adorazione ispirata dallo Spirito porta con sé un'autorità spirituale tangibile. Come possiamo discernere se un canto è ispirato dallo Spirito Santo? Prima di tutto, esaminiamo il frutto: il canto suscita semplicemente emozioni o facilita un vero incontro con la presenza di Dio? È perfettamente in linea con la Scrittura, non solo in singole frasi, ma nell'intero messaggio e nella sua teologia? È nato da una preghiera autentica e dalla comunione con Dio o è stato creato per raggiungere il successo commerciale? Molti canti usati oggi nelle chiese sono stati creati in studio utilizzando le stesse tecniche e formule dei canti secolari, pensati principalmente per essere accattivanti ed emotivamente coinvolgenti, piuttosto che spiritualmente potenti. Alcuni artisti hanno persino ammesso di aver scritto canzoni basandosi su ciò che sarebbe diventato popolare, piuttosto che su ciò che è emerso dalla preghiera e dalla ricerca di Dio. La vera adorazione è un atto di abbandono spirituale.

I canti di adorazione che non sono ispirati dallo Spirito Santo possono intrattenerci e persino farci provare emozioni spirituali, ma non possono facilitare l'adorazione autentica che Dio riceve (Giovanni 4:4).

CANTI SENZA FONDAMENTO BIBLICO

Un'altra forma di musica sacra dannosa include canti che suonano spirituali ma non hanno un solido fondamento biblico. Questi canti spesso contengono un vago linguaggio spirituale, slogan cristiani popolari o dichiarazioni emotive che non hanno alcun fondamento nelle Scritture. In Colossesi 3:16, Paolo ci esorta: "La parola di Cristo abiti in voi abbondantemente, ammaestrandovi e ammonindovi a vicenda con ogni sapienza, cantando di cuore al Signore salmi, inni e cantici spirituali con grazia". Notate come Paolo colleghi direttamente la corretta adorazione alla Parola di Cristo che dimora abbondantemente in noi. L'adorazione biblica è un'estensione ed espressione della verità biblica. I Salmi forniscono il nostro modello più chiaro di adorazione divinamente approvata; se li studiate attentamente, noterete che sono profondamente scritturali e affrontano la natura di Dio. Molti canti sacri popolari oggi contengono una teologia problematica che allontana sottilmente la nostra comprensione di Dio dalla verità biblica. Alcuni canti enfatizzano l'amore di Dio ignorando completamente la sua santità, la sua giustizia e il timore del Signore; Altri si concentrano esclusivamente sulla benedizione personale, trascurando il sacrificio e il costo del discepolato che Gesù ha sottolineato. Alcuni canti di adorazione includono persino canti mistici o frasi in lingue sconosciute senza interpretazione, il che significa che iniziano a cantare o ripetere parole di cui nessuno sa il significato. È molto pericoloso cantare qualcosa di cui non si conosce il significato. Se un leader di adorazione vuole guidare un canto in un'altra lingua, deve interpretare o spiegare il significato del canto. Non dovresti semplicemente ripetere parole senza capirne il significato, soprattutto cose come il canto, potrebbero cantare a qualche altro spirito, quindi è importante conoscere il significato del testo prima di cantare. In alcune religioni, il canto è un modo per entrare in un altro regno, quindi quando il leader di adorazione inizia a introdurre nuovi canti di cui non si conosce il significato, è importante capirli, non accettarli e basta, ma chiederselo. Se è in lingue, chiedete l'interpretazione e non cantate semplicemente ciò che non capite. In 1 Corinzi 14:15, Paolo scrive: "Che cos'è allora? Pregherò con lo spirito e pregherò anche con l'intelligenza. Canterò con lo spirito e canterò anche con l'intelligenza".

Sebbene le lingue siano bibliche, Paolo sottolinea l'importanza di comprendere ciò che stiamo dichiarando durante il culto; infatti, in 1 Corinzi 14:9 afferma: "Così anche se con la lingua non proferite parole comprensibili, come si capirà ciò che si dice? Poiché parlerete all'aria". Notate come egli sottolinei l'importanza di comprendere ciò che si ascolta o si interagisce. Nel versetto 11 dice: "Se dunque non comprendo il significato della voce, sarò uno straniero per chi parla, e chi parla sarà uno straniero per me".

Gli antichi ebrei erano molto attenti a ciò che cantavano durante il culto perché capivano che dichiarare qualcosa alla presenza di Dio aveva un peso spirituale. La parola ebraica "zama", spesso tradotta come cantare o lodare, significa letteralmente toccare le corde per creare musica accompagnata dalla voce, specificamente da testi che celebrano e proclamano la verità sul carattere e le azioni di Dio. Alcuni culti moderni includono mantra o frasi ripetitive che hanno più in comune con le tecniche di meditazione orientali che con i canti di adorazione biblici.

CANTI CON MELODIE E RITMI MORALI

Alcuni canti di adorazione contemporanei potrebbero avere testi biblici, ma sono accompagnati da musica che porta con sé influenze spirituali mondane. Nel regno spirituale, il suono ha un potere che va oltre il testo a esso associato, ecco perché Dio è stato molto specifico riguardo a quali strumenti e forme musicali fossero accettabili nel culto del tempio. In Amos 5:23 Dio dice a Israele: "Togli da me il rumore dei tuoi canti, perché non udrò più la melodia delle tue coppe". Dio non stava rifiutando la loro adorazione perché i testi erano sbagliati, ma perché la condizione spirituale dietro la musica e la forma musicale stessa si erano corrotte. La parola ebraica per rumore in questo caso è “hammon”, che implica un suono tumultuoso o confuso, una musica che ha perso la sua sacra particolarità.

Molti canti religiosi odierni si limitano a battezzare stili musicali mondani con testi cristiani, presumendo ingenuamente che ciò trasformi l'essenza spirituale della musica, ma certi ritmi, accordi, progressioni e tecniche vocali furono sviluppati specificamente in contesti secolari o persino occulti. Gli antichi ebrei sapevano che certi stili e schemi musicali erano appropriati per il culto, mentre altri no. Re Davide, che istituì il culto in Israele, nominò musicisti che non fossero solo abili esecutori, ma anche profeticamente sensibili. In 1 Cronache 25:1-3 leggiamo che Davide separò coloro che profetizzavano con le arpe con sensualità e simboli. Certi schemi e ritmi furono sviluppati specificamente per stimolare sentimenti sensuali; aggiungere semplicemente testi a tema Gesù a queste forme musicali non ne purifica l'effetto spirituale. Si consideri come Dio ordinò a Israele di distinguersi dalle nazioni circostanti in ogni cosa, dalla dieta all'abbigliamento alle pratiche di culto. Questo principio di separazione non era arbitrario, ma rifletteva realtà spirituali riguardo all'influenza e alla contaminazione. In II Corinzi 6:17 Paolo riecheggia questo principio divino: "Perciò uscite di mezzo a loro e separatevi, dice il Signore, e non toccate ciò che è impuro, e io vi accoglierò".

Quando la musica sacra diventa indistinguibile dalla musica mondana se non per i testi, perde la qualità artistica che caratterizza la vera adorazione. Il concetto ebraico di *kadosh, o santità, significa letteralmente essere separati, distinti e diversi.

CANTI CHE ELEVANO LE EMOZIONI UMANE SOPRA LA VERITÀ DIVINA

La musica sacra che include canti che danno priorità all'esperienza emotiva rispetto alla verità divina è concepita principalmente per generare sentimenti intensi piuttosto che per facilitare una vera comunione spirituale con Dio. In Giovanni 4:4 Gesù insegna che "i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità, perché il Padre cerca tali adoratori". Si noti che Gesù pone la stessa enfasi sia sullo spirito che sulla verità. Molti canti di adorazione moderni eccellono nel suscitare emozioni, il che viene spesso scambiato per suscitare lo spirito, ma sono gravemente privi di verità teologica. Il pericolo qui è che le esperienze emotive possano essere prodotte attraverso tecniche musicali, luci e psicologia di massa, con o senza il coinvolgimento dello Spirito Santo. Satana lo capisce e lo ha usato come un'arma contro la chiesa, creando esperienze di adorazione che sembrano spirituali ma prive di sostanza divina. La vera adorazione deve entrare in contatto con Dio per come è realmente, non per come vorremmo emotivamente che fosse. Canti che semplicemente ci fanno sentire bene con noi stessi, che affermano costantemente senza mai mettere in discussione quella promessa di benedizione senza obbedienza, manipolano le emozioni senza trasmettere la verità. Molti adoratori oggi giudicano la qualità dell'adorazione in base a come li ha fatti sentire, piuttosto che se abbia rappresentato accuratamente Dio e facilitato una vera comunione con Lui. Questo è un territorio spiritualmente pericoloso, poiché le nostre emozioni sono l'aspetto più facilmente manipolabile del nostro essere. Davide, il prototipo dell'adorazione biblica, compose Salmi che coprivano l'intera gamma dell'esperienza e delle emozioni umane, ma ancoravano sempre tali emozioni alla verità divina, anche quando esprimevano profondo dolore o interrogativi. Egli tornava sempre al solido fondamento del carattere, del patto e dei comandamenti di Dio. Molti canti di adorazione moderni si concentrano quasi esclusivamente su ciò che Dio fa per noi piuttosto che su chi Dio è in sé; questo sottile cambiamento crea una cultura di adorazione egocentrica in cui i credenti valutano l'adorazione in base a ciò che hanno ricevuto emotivamente piuttosto che a ciò che Dio ha ricevuto spiritualmente.

CANTI CHE GLORIFICANO L'ESECUTORE PIUTTOSTO CHE DIO

Alcuni canti sono pensati per mettere in mostra i talenti dell'esecutore piuttosto che per dirigere l'attenzione su Dio. Questi canti possono contenere una teologia corretta e stili musicali appropriati, ma la complessità dell'arrangiamento e la presentazione servono a mettere in risalto le capacità umane piuttosto che la gloria divina. In Giovanni 3:30, Giovanni Battista espresse la corretta Atteggiamento per chiunque svolga un ministero spirituale: "Lui deve crescere, ma io devo diminuire". Questo principio si applica al culto che guida qualsiasi elemento musicale che attiri l'attenzione sull'esecutore anziché dirigere i cuori verso Dio. Questo principio fondamentale viene violato quando il culto sposta la gloria da Dio agli esecutori umani; diventa spiritualmente leggero, privo della sostanza e della potenza che caratterizzano il culto autentico.

In molte chiese oggi il culto si è evoluto in un modello di performance in cui le congregazioni apprezzano i canti di adorazione semplicemente per il modo in cui il leader li canta e non per il significato del canto. Isaia 42:8 riporta la dichiarazione di Dio: "Io sono il Signore, questo è il mio nome e la mia gloria non darò a nessun altro, né la mia lode alle immagini scolpite". Dio è geloso della sua gloria nel culto, quando gli esecutori usano il culto come piattaforma per autopromozione o per far avanzare la loro carriera musicale, calpestano un terreno spirituale pericoloso.

L'antico culto del tempio descritto nelle Scritture coinvolgeva musicisti esperti, ma la loro abilità era specificamente dedicata a facilitare il culto collettivo, non a mostrare il talento individuale. In 1 Cronache 15:22 leggiamo di Shannonia, il capo dei Leviti nella musica, che insegnava il canto perché era abile. La sua abilità veniva usata per aiutare gli altri a rendere culto meglio, non per attirare l'attenzione su di sé. L'industria del culto odierna spesso promuove culti della personalità attorno ai leader del culto: artisti di culto famosi sviluppano stili vocali distintivi e i loro seguaci cercano di imitare questi stili invece di sviluppare una propria autentica comunione con Dio. Questo crea una pericolosa dipendenza spirituale in cui i credenti associano determinate esperienze emotive a particolari interpreti umani invece di imparare a entrare personalmente alla presenza di Dio.

CANTI ORIGINARIAMENTE MONDOSI

Ci sono canti originariamente creati per scopi mondani ma che sono stati convertiti in canti per la chiesa. Quando un canto è stato originariamente creato come canzone d'amore, per un partner romantico o come intrattenimento per il mondo, il suo DNA spirituale rimane codificato nella sua struttura musicale. Cambiare semplicemente il testo non altera l'essenza spirituale insita nella sua creazione. In II Corinzi 6:14-15, Paolo chiede: "Quale comunione c'è tra la giustizia e l'ingiustizia, quale comunione tra la luce e le tenebre, e quale concordia tra Cristo e il fiele?". Questi principi si applicano direttamente alla musica originariamente creata per scopi mondani.

Il concetto ebraico di dedicazione *kadesh implica la messa da parte di qualcosa esclusivamente per uso divino nel culto del tempio. Gli oggetti dedicati a Dio non potevano essere stati precedentemente utilizzati per scopi comuni. L'uso precedente crea connessioni spirituali che non si interrompono facilmente con la semplice intenzione. In Efesini 5:19, Paolo istruisce i credenti a comporre melodie nel proprio cuore per il Signore. La parola greca usata qui per comporre melodie è "salo", che letteralmente significa pizzicare o colpire le corde. Questo non si riferisce solo alla musica esteriore, ma all'origine spirituale interiore e all'intenzione dietro il suono. La fonte e l'origine della musica di culto sono profondamente importanti nel regno spirituale.

Molti leader di culto prendono melodie popolari secolari o strutture di canzoni e le sovrappongono semplicemente a testi cristiani, presumendo che questo le trasformi in un culto legittimo, ma nel regno spirituale le origini contano. Un canto originariamente scritto per evocare sentimenti romantici o sensuali verso un'altra persona porta quell'intenzione nel suo stesso DNA musicale, indipendentemente dal nuovo testo ad esso associato. In 1 Samuele 16:14-23 vediamo che quando Davide suonava la sua arpa per Saul, lo spirito maligno se ne andava. Si noti che Davide non adattò melodie popolari filistee con nuovi testi su Geova, ma suonava musica originariamente creata per il culto. Il potere risiedeva sia nell'unzione dei suonatori che nello scopo spirituale originale della musica. Agli antichi israeliti era severamente proibito adottare le pratiche di culto delle nazioni pagane, anche se indirizzavano tali pratiche verso Dio. Quando gli israeliti crearono il vitello d'oro (Esodo 32:5) affermarono di stare celebrando un banchetto per il Signore, ma stavano usando metodi di culto ispirati agli egiziani per farlo. Dio rifiutò apertamente questo approccio sinretatistico In Esodo capitolo 32 vediamo quanto rapidamente gli Israeliti caddero nell'idolatria quando crearono un'esperienza di adorazione basata su ciò che li faceva sentire bene piuttosto che su ciò che Dio aveva prescritto. La loro adorazione del vitello d'oro includeva musica e danze che, secondo loro, onoravano sinceramente Dio, ma Mosè la riconobbe immediatamente come corrotta nel versetto 18. Mosè dice: "Non è la voce di chi grida vittoria né la voce di chi grida vittoria, ma il rumore di chi canta". Notate che Mosè non la chiamò adorazione o lode, la chiamò rumore, il che è perfettamente parallelo alla dichiarazione di Dio in Amos 5:23, dove definisce l'adorazione compromessa come rumore.

L'adorazione spiritualmente corrotta, anche se sincera, diventa mero rumore nella sfera spirituale piuttosto che un'offerta profumata a Dio. Gesù insegnò in Matteo 9:17: "Né si mette vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si rompono gli otri, il vino si spande e gli otri periscono; ma si mette vino nuovo in otri nuovi e l'uno e gli altri si conservano". Questo principio si applica all'adorazione; Il vino nuovo dell'ispirazione dello Spirito Santo richiede nuovi otri di musica originale creata appositamente per Lui, non vasi riciclati originariamente progettati per il mondo.

Quando si esaminano i canti di adorazione, si ricercano le loro origini: questa melodia è stata originariamente creata come canzone d'amore, inno da festa o successo pop che è stato riproposto con testi cristiani? In tal caso, il discernimento spirituale suggerisce di trovare un'adorazione nata dalla preghiera e dalla comunione con Dio, piuttosto che importata da fonti secolari. Il fatto che un canto menzioni Gesù o utilizzi un linguaggio biblico non ne santifica automaticamente l'origine. Il DNA spirituale della musica trascende il suo contenuto lirico e porta l'impronta del suo scopo e della sua creazione originali. Dobbiamo essere vigili sia riguardo al messaggio che al mezzo.

* Il Kaddish (santo o santificazione) è un inno di lode a Dio che viene recitato durante le funzioni di preghiera ebraiche. Il tema centrale del Kaddish è la magnificazione e la santificazione del nome di Dio.

 

TIRA DE MIM O RUÍDO DOS TEUS CÂNTICOS

Amós 5:23

Existem certos tipos de canções de adoração que, se as cantar, podem afastá-lo da presença de Deus. Não estou a falar de música secular, estou a falar de canções que os cristãos têm cantado até na igreja; na verdade, muitos cristãos não se apercebem que a música é espiritual e algumas das canções que cantam na igreja têm-nos afastado da presença de Deus sem que se apercebam. Em Amós 5:23, Deus disse: "Afasta de mim o ruído dos teus cânticos, pois não ouvirei a melodia das tuas taças". Deus, de facto, rejeitou algumas das canções de adoração de Israel, chamando-lhes ruído. Este não foi um incidente isolado; ainda acontece nas nossas igrejas. Só porque uma música menciona Jesus ou usa linguagem bíblica, não santifica automaticamente a sua origem. O ADN espiritual da música transcende o seu conteúdo lírico e tem a marca do seu propósito e criação originais. Devemos estar vigilantes tanto em relação à mensagem como ao meio.

MÚSICAS NÃO INSPIRADAS PELO ESPÍRITO SANTO

Há certas músicas que nunca devemos cantar na igreja. As músicas que não são inspiradas pelo Espírito Santo, mas sim pelo homem, nunca devem ser cantadas na igreja. Muitos crentes presumem que, se uma letra menciona Jesus ou contém uma ou duas frases bíblicas, a música deve ser inspirada por Deus. Esta perigosa suposição tem levado inúmeros cristãos a cantar cânticos que não transportam unção divina. Em Efésios 5:18-19, Paulo instrui os crentes a serem cheios do Espírito, falando entre si em salmos, hinos e cânticos espirituais, cantando e entoando melodias ao Senhor no seu coração. Note o pré-requisito de estar cheio do Espírito antes de se envolver em cânticos espirituais. A palavra grega original aqui utilizada para espiritual é "pneumaticos", que significa especificamente aquilo que pertence ou é determinado pelo Espírito Santo. Não significa simplesmente religioso ou sagrado num sentido geral, más especificamente aquilo que flui diretamente do Espírito de Deus.

Nem toda a música escrita por um cristão é necessariamente inspirada pelo Espírito Santo; na verdade, muitas canções de adoração populares de hoje soam mundanas. São elaboradas utilizando as mesmas fórmulas e técnicas utilizadas na produção musical secular, concebidas para evocar respostas emocionais em vez de facilitar encontros espirituais genuínos. Estas músicas podem fazer com que se sinta bem, mas não transportam poder ou unção espiritual; é por isso que se ouve muitos cristãos a falar sobre como uma música os fez sentir, em vez do encontro que tiveram com o Senhor.

Ao longo das Escrituras, a música divinamente inspirada sempre teve profundos efeitos espirituais. Quando David tocava a sua harpa, os espíritos malignos fugiam de Saul (I Samuel 16:23). Quando Paulo e Silas cantavam louvores na prisão, os alicerces tremeram e as cadeias foram quebradas (Atos 16:25-26). A verdadeira adoração inspirada pelo Espírito transporta autoridade espiritual tangível. ¿Cómo podemos discernir se uma música é inspirada pelo Espírito Santo? ¿Em primeiro lugar, examinemos o fruto: a música apenas desperta emoções ou facilita um encontro real com a presença de Deus? Alinha-se perfeitamente com as Escrituras, não apenas em frases isoladas, mas em toda a sua mensagem e teologia? ¿Nasceu da oração genuína e da comunhão com Deus ou foi fabricada para alcançar o sucesso comercial? Muitas músicas utilizadas nas igrejas de hoje foram criadas em estúdios usando as mesmas técnicas e fórmulas das músicas seculares, concebidas principalmente para serem cativantes e emocionalmente comoventes, em vez de espiritualmente potentes. Alguns artistas admitiram mesmo compor música com base no que será popular, em vez do que veio através da oração e da busca de Deus. A verdadeira adoração é um ato de entrega espiritual.

As canções de adoração que não são inspiradas pelo Espírito Santo podem entreter-nos e até fazer-nos sentir emoções espirituais, mas não podem facilitar a adoração genuína que Deus recebe (João 4:4).

MÚSICAS SEM FUNDAMENTAÇÃO BÍBLICA

Outra forma prejudicial de música sacra inclui canções que soam espirituais, mas que não têm um fundamento bíblico sólido. Estas canções contêm frequentemente linguagem espiritual vaga, frases de efeito cristãs populares ou declarações emocionais que não se baseiam nas Escrituras. Em Colossenses 3:16, Paulo instrui-nos a “habitar, ricamente, em vós a palavra de Cristo; instruí-vos e aconselhai-vos uns aos outros, com salmos, hinos e cânticos espirituais, cantando ao Senhor com gratidão no vosso coração”. Repare como Paulo liga a adoração adequada diretamente à Palavra de Cristo que habita ricamente em nós. A adoração bíblica é uma extensão e expressão da verdade bíblica. Os Salmos fornecem o nosso modelo mais claro de adoração divinamente aprovada; se os estudar cuidadosamente, notará que são completamente bíblicos, abordando a natureza de Deus.

Muitas canções sacras populares de hoje contêm teologia problemática que desvia subtilmente a nossa compreensão de Deus da verdade bíblica. Algumas canções enfatizam o amor de Deus, ignorando completamente a sua santidade, justiça e o temor do Senhor; Outros concentram-se exclusivamente na bênção pessoal, negligenciando o sacrifício e o custo do discipulado que Jesus enfatizou. Algumas canções de adoração incluem até cânticos místicos ou frases de línguas desconhecidas sem interpretação, o que significa que começam a cantar ou a repetir palavras que ninguém sabe o que significam. É muito perigoso cantar algo cujo significado não se conhece. Se um líder de adoração quiser liderar uma canção noutra língua ou língua, deve interpretar ou explicar o que a canção significa. Não deve simplesmente repetir palavras sem saber o que significam, especialmente coisas como cânticos. Podem estar a cantar para algum outro espírito e, por isso, é importante saber o que a letra significa antes de cantar.

Em algumas religiões, cantar é uma forma de entrar noutro reino e, por isso, quando o líder de adoração começa a apresentar novas canções cujo significado não conhece, é importante saber o que significam. Não as aceite simplesmente, pergunte o que significam. Se for em línguas, peça a interpretação e não cante simplesmente o que não sabe. Em 1 Coríntios 14:15, Paulo escreve: "Que é então? Orarei com o espírito e também orarei com o entendimento. Cantarei com o espírito e também cantarei com o entendimento."

Embora as línguas sejam bíblicas, Paulo realça a importância de compreender o que estamos a declarar no culto. De facto, ele disse em 1 Coríntios 14:9: "Assim também, se com a língua não disserdes palavras fáceis de entender, como se entenderá o que é dito? Pois falareis ao ar?". Note que ele enfatiza a importância de compreender o que ouve ou com o que se envolve. No versículo 11, diz: "Portanto, se eu não souber o significado da voz, serei bárbaro para aquele que fala, e aquele que fala será bárbaro para mim."

Os antigos hebreus tinham muito cuidado com o que cantavam no culto porque entendiam que declarar algo na presença de Deus tinha um peso espiritual. A palavra hebraica "zama", frequentemente traduzida como cantar ou louvar, significa literalmente tocar as cordas para fazer música acompanhada pela voz, especificamente com letras que celebram e proclamam a verdade sobre o caráter e as ações de Deus. Alguns cultos modernos incluem mantras ou frases repetitivas que têm mais em comum com as técnicas de meditação orientais do que com os cânticos bíblicos de adoração.

CÂNTICOS COM MELODIAS E BATIDAS MUNDIAIS

Alguns cânticos contemporâneos de adoração podem ter letras bíblicas, mas são compostos por músicas que transportam influências espirituais mundanas. No reino espiritual, o som transporta poder para além das letras a ele associadas. É por isso que Deus foi muito específico sobre quais os instrumentos e formas musicais que eram aceitáveis no culto no templo. Em Amós 5:23, Deus diz a Israel: "Afasta de mim o ruído dos teus cânticos, pois não ouvirei a melodia das tuas taças". Deus não estava a rejeitar a sua adoração porque a letra estava errada, mas porque a condição espiritual por detrás da música e a própria forma musical se tinham corrompido. A palavra hebraica para ruído aqui é "hammon", que implica um som tumultuoso ou confuso, uma música que tinha perdido a sua distinção sagrada.

Muitas canções sacras hoje em dia simplesmente batizam estilos musicais mundanos com letras cristãs, presumindo ingenuamente que isso transforma a essência espiritual da música, mas certos ritmos, acordes, progressões e técnicas vocais foram desenvolvidos especificamente em contextos seculares ou mesmo ocultistas. Os antigos hebreus entendiam que certos estilos e padrões musicais eram apropriados para o culto, enquanto outros não.

O Rei David, que estabeleceu o culto em Israel, nomeou músicos que não eram apenas executantes habilidosos, mas também profeticamente sensíveis. Em 1 Crónicas 25:1-3, lê-se que David separou aqueles que profetizavam com harpas, com instrumentos de sopro e com símbolos. Certos padrões de batida e ritmos foram desenvolvidos especificamente para estimular sentimentos sensuais; simplesmente adicionar letras com o tema de Jesus a estas formas musicais não purifica o seu efeito espiritual. Considere como Deus instruiu Israel a diferenciar-se das nações vizinhas em tudo, desde a dieta até ao vestuário e às práticas de adoração. Este princípio de separação não era arbitrário, mas refletia realidades espirituais sobre influência e contaminação. Em 2 Coríntios 6:17, Paulo faz eco deste princípio divino: “Portanto, retirai-vos do meio deles, separai-vos, diz o Senhor; não toqueis em coisa impura, e eu vos receberei”.

Quando a música sacra se torna indistinguível da música mundana, exceto pelas suas letras, perde a qualidade artística que caracteriza a verdadeira adoração. O conceito hebraico de *kadosh ou santidade significa literalmente ser separado, distinto e diferente.

CANÇÕES QUE ELEVAM A EMOÇÃO HUMANA ACIMA DA VERDADE DIVINA

A música sacra que inclui canções que priorizam a experiência emocional em detrimento da verdade divina é elaborada principalmente para gerar sentimentos poderosos, em vez de facilitar a genuína comunhão espiritual com Deus. Em João 4:4, Jesus ensina que “os verdadeiros adoradores adorarão o Pai em espírito e em verdade, porque o Pai procura a tais que assim o adorem”. Note-se que Jesus dá igual ênfase tanto ao espírito como à verdade. Muitas canções de adoração modernas destacam-se por despertar as emoções, o que é muitas vezes confundido com o despertar do espírito, mas carecem gravemente de verdade teológica. O perigo aqui é que as experiências emocionais podem ser fabricadas através de técnicas musicais, iluminação e psicologia de massas, com ou sem o envolvimento do Espírito Santo.

Satanás compreende isso e usou-o como arma contra a igreja, criando experiências de adoração que parecem espirituais, mas que não têm substância divina. A verdadeira adoração deve envolver-se com Deus como Ele realmente é, e não como desejamos emocionalmente que Ele seja. Músicas que simplesmente nos fazem sentir bem connosco próprios, que afirmam constantemente, sem nunca questionar, esta promessa de bênçãos sem obediência. Estas músicas manipulam as emoções sem transmitir a verdade. Muitos adoradores hoje julgam a qualidade da adoração por como ela os fez sentir, em vez de se ela representava Deus com precisão e facilitava a comunhão genuína com Ele. Este é um território espiritualmente perigoso, pois as nossas emoções são o aspeto mais facilmente manipulável do nosso ser.

David, o protótipo de adoração da Bíblia, compôs Salmos que cobriam toda a gama de experiências e emoções humanas, mas sempre ancoraram essas emoções na verdade divina, mesmo quando expressavam profunda tristeza ou questionamento. Regressava sempre à base sólida do caráter, da aliança e dos mandamentos de Deus. Muitas canções de adoração modernas focam-se quase exclusivamente no que Deus faz por nós, em vez de quem Deus é em si mesmo. Esta mudança subtil cria uma cultura de adoração egocêntrica, na qual os crentes avaliam a adoração pelo que receberam emocionalmente, em vez do que Deus recebeu espiritualmente.

CANÇÕES QUE GLORIFICAM O ARTISTA EM VEZ DE DEUS

Algumas canções são elaboradas para destacar os talentos do artista em vez de dirigir a atenção para Deus. Estas canções podem conter teologia correta e estilos musicais apropriados, mas a complexidade dos seus arranjos e apresentação servem para destacar a capacidade humana em vez da glória divina. Em João 3:30, João Batista articulou a correta Atitude para qualquer pessoa no ministério espiritual: "Ele deve crescer, mas eu devo diminuir". Este princípio aplica-se à adoração, conduzindo qualquer elemento musical que chame a atenção para o artista em vez de dirigir os corações para Deus. Este princípio fundamental é violado quando a adoração transfere a glória de Deus para os artistas humanos; torna-se espiritualmente superficial, carente da substância e do poder que caracterizam o culto genuíno.

Em muitas igrejas de hoje, a adoração evoluiu para um modelo de performance em que as congregações gostam de canções de adoração simplesmente pela forma como o líder as canta e não pelo significado da canção. Isaías 42:8 regista a declaração de Deus: "Eu sou o Senhor, este é o meu nome; a minha glória não darei a outrem, nem o meu louvor às imagens de escultura". Deus é zeloso pela Sua glória na adoração. Quando os artistas usam a adoração como plataforma para a autopromoção ou para progredir nas suas carreiras musicais, pisam terreno espiritual perigoso.

A antiga adoração no templo descrita nas escrituras envolvia músicos habilidosos, mas a sua habilidade era especificamente dedicada a facilitar a adoração coletiva, e não a exibir talento individual. Em I Crónicas 15:22, lemos sobre Sanonias, o líder dos levitas na música, que dava aulas de canto por ser hábil. A sua capacidade era utilizada para ajudar os outros a adorar melhor, e não para chamar a atenção sobre si. A indústria do culto atual promove frequentemente cultos de personalidade em torno dos líderes de culto, os artistas populares desenvolvem estilos vocais característicos e os seus seguidores tentam imitar esses estilos em vez de desenvolverem a sua própria comunhão autêntica com Deus. Isto cria uma perigosa dependência espiritual, na qual os crentes associam certas experiências emocionais a artistas humanos específicos, em vez de aprenderem a entrar na presença de Deus por si mesmos.

MÚSICAS QUE ERAM ORIGINALMENTE MUNDIAIS

Existem músicas que foram originalmente criadas para fins mundanos, mas foram convertidas em canções de igreja. Quando uma canção foi originalmente criada como uma canção de amor, para um parceiro romântico ou como entretenimento para o mundo, o seu ADN espiritual permanece codificado na sua estrutura musical. A simples alteração da letra não altera a essência espiritual que estava embutida na sua criação. Em 2 Coríntios 6:14-15, Paulo pergunta: "Que sociedade tem a justiça com a injustiça? Que comunhão tem a luz com as trevas? Que concórdia há entre Cristo e a fel?". Estes princípios aplicam-se diretamente à música que foi originalmente criada para fins mundanos.

O conceito hebraico de dedicação *kadesh envolve separar algo exclusivamente para uso divino no culto no templo. Os objetos que foram dedicados a Deus não poderiam ter sido utilizados anteriormente para fins comuns. O uso anterior cria ligações espirituais que não são facilmente quebradas pela mera intenção. Em Efésios 5:19, Paulo instrui os crentes a entoarem melodias ao Senhor no seu coração. A palavra grega aqui utilizada para entoar melodia é "salo", que significa literalmente dedilhar ou tocar as cordas. Isto refere-se não apenas à música externa, mas à origem espiritual interna e à intenção por detrás do som. A fonte e a origem da música de adoração são profundamente importantes no reino espiritual.

Muitos líderes de adoração pegam em melodias seculares populares ou estruturas de canções e simplesmente sobrepõem-nas com letras cristãs, assumindo que isso as transforma em adoração legítima, mas no reino espiritual, as origens importam. Uma canção originalmente escrita para evocar sentimentos românticos ou sensuais por outra pessoa transporta essa intenção no seu próprio ADN musical, independentemente da nova letra que lhe está anexada. Em 1 Samuel 16:14-23, vemos que quando David tocava a sua harpa a Saul, o espírito maligno afastava-se. Note-se que David não adaptou melodias filisteias populares com novas letras sobre Jeová; tocou música originalmente criada para adoração. O poder estava tanto na unção dos tocadores como no propósito espiritual original da música. Os antigos israelitas estavam estritamente proibidos de adotar as práticas de culto das nações pagãs, mesmo que dirigissem essas práticas para Deus. Quando os israelitas criaram o bezerro de ouro (Êxodo 32:5), alegaram que estavam a realizar uma festa para o Senhor, mas estavam a usar métodos de adoração inspirados no Egito para o fazer. Deus rejeitou completamente esta abordagem sinerática.

Em Êxodo, capítulo 32, vemos como os israelitas caíram rapidamente na idolatria quando criaram uma experiência de adoração baseada no que lhes parecia bom, em vez do que Deus tinha prescrito. A sua adoração ao bezerro de ouro incluía música e dança que eles acreditavam sinceramente honrar a Deus, mas Moisés reconheceu-a imediatamente como corrupta no versículo 18. Moisés diz: "Não é a voz dos que clamam por vitória, nem é a voz dos que clamam por serem vencidos, mas o ruído dos que cantam eu ouço". Note-se que Moisés não lhe chamou adoração ou louvor, chamou-lhe ruído. Isto é um paralelo perfeito à declaração de Deus em Amós 5:23, onde ele chama a adoração de "barulho" de "comprometimento".

A adoração espiritualmente corrupta, mesmo que sincera, torna-se mero ruído no reino espiritual, em vez de uma oferta de aroma agradável a Deus. Jesus ensinou em Mateus 9:17: "Nem se deita vinho novo em odres velhos, senão os odres se quebram, o vinho se derrama e os odres se estragam. Mas deita-se vinho novo em odres novos, e ambos se conservam". Este princípio aplica-se à adoração. O vinho novo da inspiração do Espírito Santo requer odres novos de música original, criada especificamente para Ele, e não recipientes reciclados, originalmente concebidos para o mundo.

Ao examinar as canções de adoração, pesquise as suas origens: esta melodia foi originalmente criada como uma canção de amor, hino de festa ou êxito pop que foi reutilizado com letras cristãs? Se assim for, o discernimento espiritual sugere que se encontre uma adoração que tenha nascido da oração e da comunhão com Deus, em vez de ser importada de fontes seculares. Só porque uma canção menciona Jesus ou usa linguagem bíblica, não significa que a sua origem seja automaticamente santificada. O ADN espiritual da música transcende o seu conteúdo lírico e tem a marca do seu propósito e criação originais. Devemos estar vigilantes tanto quanto à mensagem como ao meio.

* O Kaddish (santo ou santificação) é um hino de louvor a Deus que é recitado durante os cultos judaicos. O tema central do Kaddish é a magnificação e a santificação do nome de Deus.